Nella tradizione gastronomica contadina della Calabria la cultura del maiale è profondamente radicata e la produzione della Soppressata di Calabria DOP ha conservato nel tempo questa tradizione.

La Soppressata di Calabria DOP deve essere ottenuta dalla lavorazione di carni di suini nati nel territorio delle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nel territorio calabrese dall'età massima di quattro mesi. Le fasi di macellazione e lavorazione devono aver luogo in Calabria. La zona tipica per la produzione di questo prodotto è comunque rappresentata dalla provincia di Cosenza (Acre, Serra San Bruno).

I tagli più pregiati del suino vengono tritati a grana media, unendo successivamente all'impasto una limitata quantità di grasso (si utilizza quello del lardo). Si aggiungono sale e peperoncino, quest'ultimo in quantità comunque non eccessiva in modo da non coprire il gusto delle carni. L'impasto è insaccato in budello di suino, che viene poi forato e legato a mano con spago naturale. I tempi di stagionatura per la Soppressata di Calabria DOP non possono essere inferiori a 45 giorni.

Al taglio il prodotto risulta di aspetto compatto tendente al morbido, con una colorazione rosso naturale o rosso vivace uniforme a seconda dell'uso degli ingredienti naturali (pepe nero in grani o pepe rosso dolce o piccante). Il profumo è speziato e il sapore è aromatico, sapido e talvolta pungente.

Il nome di questo salume, che si ritrova anche in altre Regioni, pare legato alla pratica di pressare l'impasto che viene introdotto nell'involucro con forza. In Calabria, inoltre, questo termine potrebbe essere collegato ad un tipo di lavorazione che prevede di mettere sotto un peso il salume appena preparato.

La Soppressata di Calabria DOP viene normalmente servita come antipasto, per merende e spuntini ma anche come ingrediente per insaporire primi e secondi piatti.